Kosovo e Metohija, trasmissione numero tre

A Banje l’accoglienza è stata calorosissima.

Ce ne sarebbero di cose da raccontare, ma dovendo scegliamo solo tre episodi: trasmissione 3 - ale chiacchiere con la signorina Milica (nda si legge Miliza) a suon di rakija (il distillato casalingo locale) mentre ci fa da traduttrice; la partita di basket attorno all’unico canestro di tutto il paese e la serata passata al chiosco/baracca con ettolitri di birra. È buffo, ma beviamo con gli stessi atleti della partita di pallacanestro tra sigarette e alcool.

Andiamo a dormire un po’ rintronati e ci chiediamo come sia per un giovane vivere in uno stato che i genitori, i nonni, gli zii e tutti i parenti si ostinano a non voler riconoscere preferendo l’isolamento delle enclavi.

DSC_0443In una situazione come questa, in che modo il ribellismo adolescenziale può esprimersi? Possiamo solo provare ad abbozzare qualche risposta, averne di certe è impossibile.

Del resto non si possono fare confronti tra la generazione dei genitori cresciuta in Jugoslavia e quella dei figli che ignora completamente cosa fosse la federazione.

Martedì 15,

la sveglia suona e noi siamo in ritardo, come al solito.

Tempo di fare colazione con gli avanzi di tutti i pasti precedenti, che costituiranno anche il pranzo, e siamo pronti. Non si butta via niente, al massimo si riscalda qualche decina di volte.

Da Banje, dopo una breve visita alla scuola cui abbiamo donato delle biblioteche, ci muoviamo in direzione di Istok, nella parte occidentale della Metohija.

8fe7f72e-50ab-4bd2-b420-72df616129aa
Al centro padre Nesbojša, il pòpe di Istok

Qui abbiamo appuntamento con un pòpe dall’aspetto abbastanza burbero e che interrompiamo mentre è intento a spaccare la legna per l’inverno. Entra scocciato per mettersi sopra l’abito tradizionale quando intravediamo la moglie ed il figlioletto che ci offrono acqua e l’immancabile rakija.

Il centro urbano è in una splendida vallata circondata da montagne e foreste, la sua chiesa è invece al centro esatto tra una moschea e l’ufficio veterani dell’UCK, l’esercito di liberazione del Kosovo albanese reputato come terrorista da Belgrado e da molti altri stati sino al ’99. Mentre ci parla della situazione dei circa 200 serbi rimasti nel villaggio, a fronte di oltre 30 mila albanesi, ascoltiamo dalla vicina moschea il terzo adhan del muezzin.

L’episodio non lo scompone minimamente. Come del resto nemmeno la presenza dei dirimpettai dell’UCK dal passato così discusso. L’essere circondato non sembra spaventarlo.

DSC_0484.JPG
L’ufficio dei veterani dell’UCK, l’esercito di liberazione del Kosovo, oltre la chiesa. Occorre ricordare che la chiesa è presidiata giorno e notte dalla polizia.

Anzi non lo scalfisce proprio, tanto che raccontandoci dell’incendio doloso subito dalla chiesa tralascia qualsiasi riferimento alla quotidianeità. Il tempo copre le cicatrici della guerra ma dal suo sguardo si capisce che dimenticare è impossibile.

Ed infatti alla nostra domanda su cosa possa servirgli ci risponde seraficamente chiedendo solo uno scivolo ed un’altalena per il piccolo. Niente di più.

Salutato il pòpe con qualche battuta scambiata in italiano ci muoviamo verso la clinica pediatrica di Pristina e quindi a Gracanica, luogo famoso per il suo monastero serbo ortodosso già patrimonio Unesco. Domani ci lasceremo alcuni aiuti al clero locale prima di ripartire in direzione del torneo.

La cosa che colpisce di più è la differenza tra il dentro le mura ed il fuori: il chiostro, l’interno e tutto il complesso sono fuori dal tempo. Sembra di stare a Bisanzio mentre suore e pòpe passeggiano discutendo di chissà cosa.

L’esterno, cioè il paese, non ha la stessa cura ed il degrado la fa da padrone. Basta oltrepassare il muro di cinta per ricordarsi non solo di essere nei Balcani, ma in uno dei suoi paesi più poveri. In compenso simboli nazionali serbi corredano il paesaggio, quasi a ricordarci la natura e l’appartenenza dell’enclave.

IMG_1039
Statua dedicata a Miloš Obilić a Gracanica, eroe semi leggendario nella battaglia della Piana dei Merli (Kosovo Polje, 1389).

Meglio tralasciare la cena. Ci aggiorniamo domani, mercoledì 16.

 

 

Lascia un commento